La Fondazione

Le attività della Fondazione

È da oltre trent’anni che l'azienda Scavolini ha avviato interventi diretti di sostegno alla produzione culturale. Già dal suo esordio nel 1979, la Scavolini divenne il principale sponsor privato del Rossini Opera Festival (Rof), l'importante festival operistico internazionale che annualmente ha luogo a Pesaro. L'azienda favorì così l’avvio di un'ambiziosa operazione culturale che nel tempo si è imposta come uno dei maggiori eventi musicali a livello europeo.
Partecipando alla manifestazione, seppure nelle forme del solo contributo finanziario, la Scavolini iniziava, con la discrezione di chi si avvicina ad una tematica ignota ma di cui si apprezza il valore, il suo itinerario verso il mondo della cultura. Alla metà degli anni '80 a quest’attività di sponsorizzazione, si è affiancata la creazione di una fondazione: nel 1984 nasceva la Fondazione Scavolini per iniziativa dei due fratelli Elvino e Valter Scavolini.

L'obiettivo della Fondazione era di non limitare gli interventi dell'azienda nel settore culturale alle sole sponsorizzazioni, ma di dare più incisività alla sua presenza attraverso un proprio progetto teso a valorizzare la cultura pesarese e marchigiana. La Fondazione è stata lo strumento attraverso cui valorizzare pienamente le potenzialità interne per compiere operazioni di mecenatismo: utilizzando non solo risorse finanziarie, ma anche l'esperienza di operatività che l'azienda possiede.
Le iniziative fino ad oggi portate a termine abbracciano settori diversi; le riepiloghiamo, tralasciando quelle minori.

Allestimenti museografici

Nella casa natale di Rossini, nato a Pesaro nel 1792, la Fondazione ha realizzato un museo dedicato al grande compositore, curando anche il restauro di tutto il materiale esposto, rappresentato da stampe, cimeli e oggetti d'epoca. Nell’occasione è stato anche edito il catalogo del museo stesso. Quest’iniziativa, la prima di rilievo effettuata dalla Fondazione, affiancata alla sponsorizzazione del Rof, ha consolidato il rapporto fra la Scavolini e la figura del compositore pesarese.
In collaborazione con il Liceo Artistico Ferruccio Mengaroni di Pesaro, all'interno dell'edificio che lo ospita, con l’istituto stesso, la Fondazione Scavolini ha promosso la realizzazione di un museo scolastico permanente, interamente dedicato alle ceramiche realizzate dagli allievi della scuola negli anni Cinquanta del secolo scorso. Il museo ha avuto la denominazione di CAME, Museo delle Ceramiche Artistiche della scuola d'arte Mengaroni.
Nelle vetrine appositamente realizzate, è esposta una grande varietà di piatti, vasi, pannelli decorativi che testimoniano la ricerca ampia di quegli anni di vivace fervore creativo ed offre un contributo inedito per la conoscenza della ceramica del periodo. Nell'occasione è stata realizzata una importante campagna di ricerca, catalogazione e restauro dei pezzi ceramici storici conservati all'interno della scuola.

Restauri

I restauri, sempre condotti in forma diretta e rivolti a ambiti diversi del patrimonio storico, sono stati il principale settore operativo della Fondazione.
Nel cuore della città sono stati restaurati i portali marmorei trecenteschi delle chiese di San Francesco e San Domenico, che accolgono gruppi scultorei di grande importanza.
L’attenzione è stata anche rivolta ai centri storici minori e all’entroterra: con il restauro di un gruppo di affreschi devozionali quattrocenteschi della romanica Pieve vecchia di Ginestreto; con il recupero della cappella settecentesca del Beato Sante nel comune di Mombaroccio; con il restauro della struttura edilizia e di tutti gli apparati decorativi interni della Chiesa vecchia di Santa Veneranda, una costruzione seicentesca che contiene un magnifico altare e importanti dipinti murali.

Alcuni interventi sono stati segnati dalla complessità anche istituzionale che si è dovuta affrontare: come il recupero ambientale e il restauro dei manufatti del cimitero ebraico storico, una preziosa testimonianza della secolare presenza di una comunità ebraica nella città di Pesaro. O la redazione del progetto di recupero di un grande convento nel centro storico, che ha condotto alla sua riconversione in biblioteca pubblica centrale: la Biblioteca San Giovanni. Dopo la sua apertura, la Fondazione ha compiuto anche un intervento di riqualificazione dell'area verde esterna alla biblioteca stessa che in passato conteneva gli orti del convento.

Interventi mirati sono stati rivolti al patrimonio archeologico: con il restauro di una tavola bronzea conservata presso il museo archeologico cittadino, la cosiddetta ‘Tabula Fabrorum’, epigrafe del III secolo, che contiene un’iscrizione legata alla vita della città nel periodo antico; o il consolidamento e la pulitura di cinque diversi corredi funerari del VII secolo a.C., ritrovati nello scavo di una necropoli picena posta sulle colline dell’entroterra.
Un’iniziativa non di restauro, ma di valorizzazione del patrimonio storico è stata rivolta alla piazza centrale della città di Pesaro, sulla quale si affacciano alcune delle maggiori emergenze architettoniche del contesto urbano. L’intervento si è diretto al totale ripensamento dell’illuminazione, così da esaltare le specifiche identità degli edifici e la loro caratterizzazione compositiva.
La Fondazione ha prodotto infine uno studio di fattibilità che individua le linee generali per la riqualificazione del settecentesco Palazzo Almerici, l’edificio che ospita le collezioni archeologiche, museali e librarie storiche della città.

Ricerche sulla storia della cultura del territorio

La Fondazione ha promosso una serie di ricerche su aspetti diversi della cultura storica che hanno avuto come risultato la pubblicazione di una serie di volumi raccolti in collane edite in forma diretta dalla Fondazione Scavolini.

I progetti di ricerca hanno riguardato fra l’altro:

• il Palazzo ducale della città di Pesaro, uno degli episodi più significativi del periodo rinascimentale nel territorio;
• un’importante collezione di tessuti storici raccolta da una nobile famiglia pesarese;
• l’edizione critica di manoscritti cinquecenteschi conservati presso le biblioteche Oliveriana di Pesaro e Vaticana di Roma;
• collezioni di manufatti ceramici e arredi lignei presenti nei depositi dei Musei civici della città;
• l’approfondimento di alcuni aspetti culturali relativi alla presenza di una comunità ebraica oggi scomparsa;
• i catasti storici come strumento di interpretazione delle dinamiche sociali e economiche del territorio.

Musica antica

La Fondazione ha promosso una ricerca rivolta allo studio delle fonti e alla trascrizione del patrimonio pesarese e marchigiano del secolo sedicesimo e diciassettesimo. Obiettivo dell’iniziativa è stato quello di promuovere il recupero di un’importante tradizione musicale in gran parte ancora sconosciuta e di riproporla al pubblico d’oggi. Il lavoro si è espletato in una fase di ricerca d’archivio e nella successiva spettacolarizzazione degli studi condotti nel corso dello stesso Rof e attraverso incisioni discografiche.

Studi sullo sviluppo industriale

La Fondazione ha promosso un’ampia ricerca sul fenomeno della nascita e dello sviluppo dell’industria mobiliera nell’area pesarese, rivolta sia ai suoi aspetti storico-economici, sia a quelli più direttamente riferiti al disegno e alle valenze culturali. La ricerca, che è stata compendiata in uno dei volumi editi dalla Fondazione, è stata accompagnata dalla realizzazione di una mostra, che ha presentato esemplari di arredi, fra i primi prodotti industrialmente nel territorio.

Villa Montani

La Villa Montani di Ginestreto, con le sue pertinenze, è stata acquistata dalla famiglia Scavolini nel 1985 per essere destinata a sede di rappresentanza della Scavolini S.p.A. e della Fondazione Scavolini. All'epoca, disabitata dopo lunga incuria, spogliata, presentava condizioni di deterioramento anche strutturale. II lavoro di restauro, affidato agli architetti Celio Francioni per gli edifici e Roberta Martufi per il parco, ha richiesto quattro anni.

L'articolato complesso architettonico di Villa Montani a Ginestreto deve il suo attuale assetto a una successione di lavori di ampliamento che, fra il XVI e il XIX secolo, non si sono mai interrotti. E' a partire dalla prima metà del '500, sotto la signoria roveresca della città di Pesaro, che si diffonde in queste zone collinari I'abitudine di vivere in villa in accordo con ciò che avviene nelle principali corti rinascimentali. Ed è proprio al secolo XVI che si può fare risalire la vecchia casa di campagna che costituisce l'originario nucleo della Villa Montani. 

I Montani, nobile famiglia pesarese di origine fermana, che nella seconda metà del cinquecento vive stabilmente a Ginestreto, seguendo l'uso di molti illustri concittadini, investirono nel tempo ampi capitali nell'abbellimento di quella che in origine deve essere stata una semplice casa di campagna. Non vi sono notizie certe su quale possa essere stato l'assetto planimetrico originario dell'edificio, ma si deve in ogni caso ritenere che si trattasse di un'abitazione posta a guardia della proprietà. Sarà solo con gli interventi seicenteschi, dopo l'annessione del ducato di Urbino allo Stato pontificio, che la casa diviene "casino di villeggiatura".

Lo Statuto

Gli organi statutari

  • Consiglio di amministrazione
  • Emanuela Scavolini (presidente)
  • Gian Marco Scavolini (vicepresidente)
  • Carolina Bassi
  • Marisa Bassi
  • Valter Scavolini
  • Tiziana Scavolini
  • Comitato degli esperti
  • Luca Ceriscioli
  • Oriano Giovanelli
  • Gianfranco Mariotti
  • Matteo Ricci
  • Maria Rosaria Valazzi
  • Comitato esecutivo
  • Edmondo Nobili
  • Franco Panzini
  • Marco Signoretti
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